Cimitero allegro (Cimitirul Vesel Săpânța)

Il villaggio di Săpânța che si trova a 18 km da Sighetul Marmatiei, è famoso per il “cimitero allegro”, con le sue croci con tinte blu.

Il cimitero è inedito per la maniera spiritosa e priva di solennità con la quale guarda la morte.

L’idea è stata di Stan Ion Patras (1908-1977) nel 1934 e da allora nel cimitero sono comparse 800 croci dipinte e scolpite da lui (700) e in seguito, dopo la sua morte nel 1977, dai sui allievi. Ion aveva cominciato a scolpire croci in legno di rovere a 14 anni solo dal 1934 ha cominciato a usare il colore e la poesia naif.

La prima croce fu per un suo amico che a 18 anni annegò nel Tibisco.

Patras lavorò per più di quarant’anni nel cimitero allegro, realizzando le croci in legno dipinte con l’azzurro di Săpânța decorate con pitture naif, a tinte vivaci, accompagnate da epitaffi ingenui e pieni di significato che fanno un riassunto della vita di coloro che vi sono sepolti.

Non sono soltanto colorate e vivaci, ma gli epitaffi spesso riportano battute umoristiche riguardanti i defunti, scritte in prima persona.

Come quella che recita:

La grappa è un veleno puro / che porta pianto e tormento / Anche a me li ha portati / La morte mi ha messo sotto i piedi. Coloro che amano la buona grappa / Come me patiranno / Perché io la grappa ho amato / Con lei in mano sono morto.

E quando non si fa dell’ironia, c’è comunque il racconto della vita delle persone scomparse, raffigurato nei bassorilievi localizzati sopra il poetico epitaffio.

Una vera e propria “foresta” di croci dall’inconfondibile azzurro di Săpânța, inventato proprio da Pătraș. Intagliate e dipinte interamente a mano, sono un autentico capolavoro dell’arte popolare, tant’è che il sito è stato nominato Patrimonio Unesco.

Come spiega il sito Cimitirul Vesel Săpânța, il tratto caratteristico di questo originale camposanto è l’idea che la vita sia al di sopra della morte.

Quando i rumeni annunciavano la morte di qualcuno non dicevano che era morto, ma facevano l’annuncio con la parola “VIXIT” (Ha vissuto!).

L’influenza degli antichi Daci ha lasciato tracce profonde nel considerare la morte un semplice passaggio da un luogo all’altro.

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