Aquileja: Domus e Palazzo Episcopale

All’ombra del millenario campanile del patriarca Poppone, e a due passi dal magnifico complesso della basilica, un nuovo spazio espositivo custodisce le memorie della potente città altoadriatica, eccezionalmente conservate da strati archeologici che narrano il passaggio dal mondo romano classico all’affermazione della nuova religione dell’Impero.

Il nuovo contenitore, chiamato “Domus e Palazzo Episcopale”, conserva i resti di ben tre livelli sovrapposti di età romana, emersi nel corso degli scavi che qui si sono susseguiti in vista della valorizzazione del sito.

L’area è indubbiamente nevralgica, nell’ambito della città moderna, come nel contesto del centro antico, in particolare dopo che la costruzione del primo complesso basilicale da parte del vescovo Teodoro, negli anni subito successivi all’editto di Costantino (313), e il suo radicale ampliamento a partire dalla metà del IV secolo (Basilica post-teodoriana) ne fecero uno dei principali poli di aggregazione urbana, assieme al foro.

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È il periodo in cui Aquileia acquistò una nuova centralità nell’ambito della riorganizzazione amministrativa, strategica e militare dell’Impero voluta da Diocleziano (284-305).

Assieme alla nuova capitale Mediolanum (Milano), il centro altoadriatico conobbe un’imponente trasformazione urbanistica, che si concretizzò nello sviluppo di un nuovo intero quartiere, con il circo, la residenza imperiale e la zecca, nella realizzazione di una più ampia cinta muraria e nella costruzione di un complesso termale a opera di Costantino (306-337).

Girando per le via di Aquileja, si possono notare le variegate composizioni dei muri delle case: in passato, si utilizzavano pietre ritrovate qui e là, pwer cui non è raro notare pietre con incisioni e inscrizioni, oppure pietre rotonde (al centro delle foto 1 e 2) che non algtro che sezioni delle condutture per l’acqua, utilizzate dagli antichi romani.

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