Aquileja: Basilica di Santa Maria Assunta

Secondo giorno: Aquileja
Da Turriaco è vicino ed in moto ci si arriva in pochissimo tempo, anche se i nuvoloni minacciano sgradite sorprese, che infatti ci saranno 30 secondi prima che entrassimo in una chiesa per la visita: all’uscita, per fortuna, era tutto finito!

La basilica patriarcale di Santa Maria Assunta è il principale edificio religioso di Aquileia (UD) e antica chiesa cattedrale del soppresso patriarcato di Aquileia, i cui punti forti riconosciuti a livello mondiale, sono i mosaici e gli affreschi.

Risalenti al IV secolo i resti più antichi, l’attuale basilica venne edificata nell’XI secolo e rimaneggiata nel secolo XIII.

Sorge a lato della via Sacra, affacciando su piazza del Capitolo, assieme al battistero e all’imponente campanile.

Una comunità di cristiani aderenti allo gnosticismo era presente in Aquileia nei primi secoli dell’era cristiana.

La basilica fu edificata a partire dall’anno dell’Editto di Costantino (313) o comunque pochi anni dopo, dal vescovo Teodoro con il diretto appoggio dell’imperatore Costantino.

Gli edifici di quella costruzione, noti come aule teodoriane e ancora visitabili nella navata dell’edificio attuale e sotto le fondamenta del campanile, poggiavano su edifici romani (probabilmente vasti granai romani che di certo sorgevano nell’area presso la basilica), di cui presumibilmente vennero riutilizzate le mura perimetrali.

Solo nella prima metà del IX secolo, a partire dall’811 il patriarca Massenzio, grazie all’appoggio di Carlo Magno, inizia l’opera di ristrutturazione degli antichi edifici.

Viene riutilizzata l’aula sud del vecchio complesso, con l’aggiunta di un breve transetto, di un’abside centrale semicircolare (anche se all’esterno è delimitata da mura quadrate), di due absidiole laterali, di un porticato più stretto e avanzato, e della cosiddetta chiesa dei Pagani tra la basilica ed il battistero.

Viene anche costruita la cripta. Nel 988 un terremoto causa ingenti danni, che porteranno il patriarca Poppone ad attuare, nella prima metà dell’XI secolo fino alla consacrazione del 1031, un radicale restauro del complesso in forme romaniche, ricche di influenze carolinge-ottoniane.

Viene riedificata la facciata (che lasciò però al suo posto il portico di Massenzio di due secoli prima), alzati tutti i muri laterali, aggiunto un soffitto a capriate lignee, rifatto l’altare ed affrescata l’abside.

Il campanile della basilica (XI secolo) L’ampio programma edilizio di Poppone, segno del nuovo benessere economico cittadino, culmina con la costruzione del grande Palazzo patriarcale (oggi distrutto) e soprattutto di un imponente campanile alto oltre 70 metri che domina sulla campagna friulana (realizzato in opera quadrata, con i massicci blocchi marmorei dell’antico anfiteatro) ispirato, si dice, al celebre faro di Alessandria e modello per moltissime torri campanarie successive.

Nella seconda metà del XII secolo il patriarca Ulrico di Treffen fa affrescare la cripta come la vediamo ancora oggi (intervento che alcuni studiosi anticipano invece al tempo di Poppone).

Un nuovo terremoto, nel 1348, spinge il patriarca Marquardo di Randeck a realizzare nuovi restauri e a sostituire gli archi a tutto sesto della navata centrale con archi a sesto acuto.

L’ultimo grande intervento risale al Quatrocento, quando artigiani e carpentieri veneziani furono chiamati a realizzare il grandioso soffitto ligneo a carena di nave che tuttora si può osservare.

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