San Gregorio Armeno – Napoli

A San Gregorio Armeno è Natale tutto l’anno. In tutti i mesi, anche quando fa caldo e il Natale è lontano, i maestri sono all’opera per costruire i tipici presepi in sughero e i pastori in terraccotta. L’atmosfera di San Gregorio Armeno comincia a riscaldarsi a novembre, ma è dicembre il mese in cui la strada è è gremita di gente a ogni ora del giorno. Ogni maestro presepiale sa consigliare perfettamente il suo cliente rispetto al significato, il simbolo e l’uso di ogni pastore. Parlare con loro è un viaggio nelle tradizioni di Napoli e nella gentilezza proverbiale dei napoletani.

Coloratissime e antichissime, le botteghe in via San Gregorio Armeno sfilano l’una di fronte l’altra sfoggiando i capolavori dell‘arte presepiale napoletana. Rigorosamente fatti a mano e in terracotta, i pastori di San Gregorio non riproducono solo la fisionomia dei personaggi ma riescono a raccontarne l’anima, dipinti ad arte in ogni minimo dettaglio e vestiti di abitini cuciti a mano. Tra una casetta in sughero, un mucchietto di muschio e le serie di personaggi che abitano i Presepi, dal famosissimo Benino alla Sacra Famiglia ai vari buoi e asinelli, si respira un’atmosfera magica in cui le tradizioni e lo spirito natalizio sopravvivono intatti al caos frenetico della città in continuo cambiamento.
Ormai, fanno parte della tradizione presepiale anche i personaggi dello spettacolo, i politici e persino il Papa animando la competizione tra gli artigiani per chi crea la statuina più bella, veritiera, che avrà più successo. Ancora oggi è possibile passeggiare per San Gregorio Armeno e osservare i mastri di bottega a lavoro, mentre modellano la terracotta o ultimano le rifiniture dei loro pastori famosi in tutto il mondo.

Chiesa di San Gregorio Armeno

Secondo la tradizione il Monastero di San Gregorio Armeno si erige sui resti del tempio di Cerere Attica. Fu edificato nell’ottavo secolo da un gruppo di monache dell’ordine di San Basilio scappate da Costantinopoli con le reliquie di San Gregorio, vescovo d’Armenia. Per volere della badessa Beatrice Caracciolo, tra il 1579 e il 1582, la chiesa fu abbellita da un soffitto ligneo intagliato e decorato ad opera del pittore Teodoro il Fiammingo e del “carpentiere” Giovanni Andrea Magliulo. Tra il 1671 e il 1684 Luca Giordano adornò la chiesa con un racconto unitario costituito da cinquantadue episodi. Altre opere si devono all’architetto ornamentista Dionisio Lazzari e agli stuccatori Giovan Battista d’Adamo e Luise Lago. Nel Settecento la chiesa fu valorizzata da stucchi, marmi e ottoni tipici del barocco napoletano, dall’organo e da due cantorie in legno intagliato ad opera del regio architetto Niccolò Tagliacozzi Canale. La porta d’ingresso in legno intagliato ad altorilievo con le figure di San Lorenzo, Santo Stefano e dagli Evangelisti, invece, è stata realizzata nel Cinquecento.

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