Innsbruck

Se vi chiedessero di andare a fare una gita a Isprucco (i più anziani o chi ha memoria dei tempi andati) oppure a Enoponte o Ponténo, non spaventatevi: la destinazione è Innsbruck, ma pronunciato in italiano.

La città di Innsbruck si è originata sul luogo di quello che fu l’antico castrum romano di Veldidena, i cui resti oggi fanno parte del quartiere di Wilten.

Prende il suo nome da Inn e bruck, cioè ponte sul fiume Inn (Eno) e rimase una località di confine per tutta l’epoca dell’Impero Romano.

Le prime notizie sulla città successive al periodo romano risalgono al 1133 in un documento in cui il monastero praemonstratense di Wilten dona una zona della riva destra dell’Inn al conte di Andechs, zona in cui sorgerà dal 1180 quella che oggi è la città vecchia.

In un documento del 1187 è citato un nuovo mercato chiamato Innsbruck nei possedimenti dei conti di Andechs i quali fecero poi costruire delle mura e torri difensive a protezione della zona dei commerci che si sviluppò molto rapidamente.

Ci arriviamo in moto, sulla strada di ritorno per l’Italia, facendo una minima deviazione dalla strada e scopriamo una città gradevole, in una posizione incantevole, che si è ricostruita dopo i gravi danni della seconda guerra, in una calda e splendida giornata di sole ferragostano.

Durante il periodo irredentista, anche a Innsbruck vi furono dei pogrom antiitaliani come quello scatenato da studenti pangermanisti del 1904.

Per protesta contro l’apertura di una facoltà in lingua italiana presso la locale università, che fu assalita e successivamente chiusa e che vide coinvolti gli allora studenti Cesare Battisti e Alcide De Gasperi.

Nella storia contemporanea venne occupata temporaneamente dalle truppe italiane nel 1918 che vi rimasero fino al 1920.

Alcuni gruppi organizzati di nazisti in abiti borghesi nel 1938 assassinarono quattro delle personalità maggiormente conosciute nella locale comunità ebraica: Richard Berger, Josef Adler, Richard Graubart e Wilhelm Bauer.

Più di venti famiglie furono il bersaglio di pestaggi e saccheggi.

Solamente nel dopoguerra e solo alcuni vennero condannati (con pene miti), mentre i mandanti non furono mai perseguitati, tra cui lo stesso Gauleiter.

Tettuccio d’oro

Il Tettuccio d’oro (Goldenes Dachl) è il simbolo della città austriaca.

Si tratta di un erker tardogotico che sorge sulla facciata del Neuer Hof, l’antico palazzo dei conti del Tirolo, il cui tetto è ricoperto di 2.657 scandole di rame dorato.

(Un Erker è uno spazio per proiettare all’esterno di un edificio alcune finestre. Può essere a uno o due piani e parte, a differenza della bay window, da uno dei piani superiori)

Il Neuer Hof venne costruito intorno al 1420 per volere di Federico IV d’Asburgo come residenza dei conti del Tirolo.

In ricorrenza dell’anno 1500 Massimiliano I d’Asburgo fece aggiungere dall’architetto Niklas Türing il Vecchio il celebre erker, che lo realizzò tra il 1494 e il 1496.

L’erker si sviluppa in due volumi sovrapposti sormontati dal celebre tetto dorato.

La parte inferiore è incentrata su una finestra tardo-gotica poggiante su una serie di stemmi scolpiti (gli originali sono al Tiroler Landesmuseum) e inquadrata da due alfieri, a fresco, con gli stendardi dell’Austria e del Tirolo.

Nella parte superiore sporge un balcone a loggia con rilievi figuranti scene delle Danza della Moresca e affreschi che mostrano la vita di corte con Massimiliano I e le sue due spose, il cancelliere, il giullare.
I bei rilievi sono opera di Gregor Türing, mentre gli affreschi si devono a Jörg Kölderer.

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