Trieste – Scala dei Giganti

Poche righe che ci testimoniano una scala – chiamata scala dei frati – esistente prima di quella costruita allorquando tutta la zona ebbe il suo ridisegno per il traforo della galleria Sandrinelli.
Questa vecchia scala in arenaria venne costruita poco prima della metà dell’800 con gradoni alti 50/60 centimetri, dunque poco adatta a comuni mortali e più a dei giganti.
Da qui il nome popolare di Scala dei Giganti mantenuto nel tempo e divenuto poi ufficiale e da non confondere con omonimo nome dato alla scalinata che dal cortile arriva alla loggia di Palazzo Ducale a Venezia.
Di questa prima scala triestina parla il Generini nella sua preziosa opera sulla Trieste del ‘700 e ‘800 più volte citata in questo sito.
Siamo ora nel primo decennio del ‘900. L’idea di passare sotto il colle di Montuzza per meglio congiungere zone di Trieste esisteva già da 50 anni.
Ma fu il tram della linea n 1 a reclamare con forza questo percorso altrimenti molto più complicato sarebbe stato arrivare a San Giacomo e San Sabba, rioni, in quegli anni, in rapido sviluppo.

Ma contemporaneamente si mise mano anche all’altro traforo per arrivare ai piedi della via San Marco e a tutta la zona dei cantieri e fabbriche.
Le cronache raccontano anche dei tempi necessari per questi lavori cosi imponenti.
La galleria Sandrinelli richiese ben …. 15 mesi di lavoro!
Un battito di ciglia rispetto ai tempi cui noi siamo abituati per opere similari pur realizzate con tecnologie neppure lontanamente comparabili.
L’apertura della galleria esigeva un ridisegno completo della scala per salire a Montuzza.
Gli arch. Ruggero e Arduirno Berlam, due artefici di tanta fondamentale architettura della Trieste primo novecento, ebbero l’incarico.
Il primo si occupò principalmente del disegno generale della scala con il suo ampio respiro che incornicia con due braccia l’imbocco della galleria.
Il figlio Ruggero occupandosi più dei vari dettagli.
Impostazione e dettagli fanno di questa scala un piacevolissimo riferimento in stile neoclassico dove sempre si è puntato e si punta lo sguardo mentre si transita per piazza Goldoni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *