Il Castello dei Corvino (Castelul Corvinilor)

Il castello dei Corvino ha origini molto antiche e la prima fortificazione pare risalga al XIV o XV secolo ed è il più grande monumento del XIV secolo in Romania e il monumento medievale meglio conservato dell’Europa sudorientale.

È considerato una delle gemme architettoniche della Transilvania.

Il castello, che sembra uscito da un libro di fiabe, aveva doppia funzionalità, militare e civile.

È un vero spettacolo estetico, con le sue tre torri appuntite, ricoperte di tegole policrome, il ponte levatoio e le alte merlature.

La struttura che conosciamo ora è invece da attribuire alla famiglia degli Hunyadi, da cui deriva anche il nome con cui il castello è conosciuto.

A trasformare la struttura in un vero e proprio castello fortificato fu Ioan de Hunedoara, uno dei più importanti leader militari e politici del XV secolo in Europa.

Iniziò la sua carriera al servizio del re d’Ungheria Sigismondo di Lussemburgo e rimase al fianco dei successivi re, guadagnandosi importanti riconoscimenti e titoli, come quello di Vovoide di Transilvania e di Governatore d’Ungheria.

Si distinse per le numerose campagne che condusse contro i turchi, riuscendo addirittura a sconfiggere Sultan Muhammad II (il conquistatore di Costantinopoli) che rinunciò alla sua conquista dell’Europa occidentale.

A lui si deve la prima fase di espansione dell’originaria struttura in una vera fortezza militare grazie alla costruzione di torri di difesa, del fossato, delle mura merlate e del ponte del castello.

A lui successe Matyas Hunyadi, suo figlio e re d’Ungheria, che lo trasformò in una residenza signorile.

Venne utilizzato come residenza signorile fortificata dagli Hunyadi (detti anche Corvino) e, poi, come residenza nobiliare da importanti famiglie transilvane fino al 1724, quando gli Asburgo lo occuparono trasformandolo in un deposito di ferro.

Il castello andò in rovina fino a quando, nel XIX secolo, iniziarono i lavori di ristrutturazione e la successiva trasformazione in un museo.

Un punto di interesse lo rappresentava il pozzo, scavato tra le due mura delle fortificazioni profondo 30 m.

Si dice che è stato scavato da tre prigionieri turchi per 15 anni, con la promessa della liberazione.

Sopra c’è un’iscrizione “acqua hai, ma cuore, no”.

Una leggenda legata al pozzo che si trova vicino alla cappella e dei tre prigionieri turchi che Ioan de Hunedoara teneva nel castello.

Ioan promise loro se fossero riusciti a scavare un pozzo per rifornire il castello di acqua buona li avrebbe liberati.

I tre scavarono fiduciosi per ben 15 anni e riuscirono nell’impresa arrivando a 28 metri di profondità.

Peccato però che nel frattempo Ioan fosse morto e le sorti dei prigionieri dipendessero a quel punto dalla volontà di sua moglie Elisabeta Szilagyi, la quale decise di violare il patto stipulato con il marito e di farli uccidere.

I tre, per vendicarsi, incisero quindi la scritta citata poc’anzi.

In realtà esiste un’iscrizione in caratteri arabi su uno dei contrafforti della cappella che recita “Chi l’ha scritta è Hassan, prigioniero delle falesie nella fortezza vicino alla chiesa”.

Il castello si trova nel bel mezzo di Hunedoara, una cittadina che non ha nulla di attraente, a parte essere una delle zone siderurgiche più produttive della Romania.

Il regime nella sua smania di industrializzazione, ha fatto prevalere l’urbanizzazione sul rispetto del patrimonio storico e culturale della nazione con il risultato che il castello è oggi circondato da fabbriche dismesse e casermoni, alcuni dei quali abbandonati prima ancora di essere terminati.

Nonostante ciò il castello dei Corvino mantiene intatto il suo incredibile fascino e continua ad essere una grande testimonianza storica.

La vista più spettacolare è quella che si gode dal cortile esterno.

Il castello appare come una solida e imponente fortezza, saldamente incastonata su una roccia e circondata da un fossato in cui scorrono placide le acque del fiume Zlaști.

E poi, ci sono le torri possenti, il mastio, i balconcini, le torrette dai tetti aranciati e puntuti e il lungo ponte in legno sorretto da mastodontici piloni in pietra che conduce all’ingresso del castello.

Tutti questi elementi si combinano perfettamente creando un insieme fiabesco e unico nel suo genere.

Una volta varcato il portone, la visita inizia dalle prigioni che ospitano anche un piccolo museo delle torture, dove pare sia stato imprigionato anche il temibile Vlad Tepes l’Impalatore.

Si accede poi all’ampio cortile interno su cui affaccia l’edificio principale che ospita la sala della Dieta e quella dei Cavalieri, due enormi saloni attraversati da una fila di possenti colonne che culminano in una selva di archi.

Sul lato opposto del cortile si trova invece la cosiddetta Ala Matia, la sezione fatta erigere da Mattia Corvino, caratterizzata da una bellissima loggia colonnata in stile rinascimentale.

L’interno della fortezza dei Corvino offre tutto ciò che ci si aspetta da un castello della Transilvania: ripide scalinate che conducono sulle alte torri, ampie e fredde sala in pietra, massicce colonne e lunghi e bui corridoi.

Le sale sono del tutto spoglie anche se in alcune occasioni vengono aggiunti elementi di arredo, solitamente quando il castello viene utilizzato come location cinematografica (è stata location di diversi film hollywoodiani).

Il castello dei Corvino è una tappa che non può mancare in un itinerario tra i castelli della Transilvania perché ne rappresenta la vera essenza dell’immaginario collettivo.

Tornando alle leggende, l’altra, oltre a quella del pozzo citata, riguarda proprio il loro nome e lo stemma della famiglia Corvino, costituito da un corvo che regge un anello d’oro nel becco.

Pare che Ioan de Hunedoara fosse un figlio illegittimo del re d’Ungheria Sigismondo di Lussemburgo e di una donna chiamata Elisabetta.

Il re, per evitarle la vergogna, la diede in moglie a uno dei suoi capitani e donò al nascituro un anello per permettergli di riconoscerlo quando, da grande, fosse venuto a corte.

Un giorno il piccolo Ioan lasciò per un momento incustodito l’anello che fu rubato da un corvo attratto dal suo luccichio.

Ioan però riuscì ad impugnare arco e frecce e ad uccidere il corvo riprendendosi il regalo paterno.

Quando poi giunse a corte raccontò questa sua prodezza al re che decise di usare proprio un corvo con un anello d’oro nel becco per rappresentare la famiglia di Ioan.

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