Monastero Măn Arbore

Questo monastero, si trova nel nord-est vicino al confine con l’Ucraina (circa 15 km in linea d’aria).

La cappella fu costruita nel 1503, da Luca Arbore, alto dignitario di Stefan cel Mare, nella valle del fiume Solca.

La chiesa ha una forma quadrangolare all’esterno, senza torre e trilobata all’interno.

Qui si riscontrano per la prima volta delle absidi arcuate ricavate nello spessore del muro.

La chiesa non presenta una torre sulla navata.

La pittura all’interno fu molto danneggiata nei secoli XVII-XVIII, quando l’edificio fu vittima delle vicissitudini della storia e rimasse senza tetto.

Si distinguono, tuttavia, i due quadri votivi, nella navata e nel pronao, la Cavalcata della Santa Croce, in pronao.

In un quadro votivo Luca Arbore è rappresentato insieme alla moglie Iuliana e 5 figli (4 maschi e una femmina) ma nell’altro solo con due, prova che la pittura è stata realizzata in due tappe e comunque prima di avere le altre 5 figlie.

Il vestito di Iuliana è riccamente ricamato e somiglia alle camicie tipiche romene.

Si conosce anche qui, come a Humor, il nome del pittore, chiamato nel 1541 dalla figlia del fondatore, Anna, per realizzare la pittura esterna.

Si conserva il canonico, “Inno alla Vergine”, sulla parete meridionale e “l’Assedio di Costantinopoli” assimilato con l’Assedio dei persiani, del 626.

Altri episodi che denotano la posizione anti-ottomana del pittore, si trovano all’interno, la Cavalcata della Santa Croce, la Via dei Re Magi, la Madre di Cristo, il Giudizio Finale.

La Cavalcata della Santa Croce, dell’imperatore Costantino, dipinta in pronao, rappresenta la vittoria simbolica contro la mezzaluna, che conferisce una nota simbolica alla pittura murale d’epoca, in Bucovina.

Questo tema s’incontra solo a Patrauti e a Humor.

Nell’abside si trova anche una scena d’influenza cattolica: San Cristoforo che tiene Gesù sulla spalla.

È un’immagine unica, inconsueta per la Moldavia ortodossa.

La parete più bella, come un lavoro miniato, è il lato occidentale dove si notano, nelle scene della Genesi, Adamo mentre lavora con l’aratro, Eva che torce, i commensali del Banchetto di San Giorgio, seduti, dando le spalle all’osservatore (posizione non riscontrata nel bizantinismo, introdotta dal Rinascimento italiano).

La soluzione per conservare la continuità del soggetto agli angoli è inconsueta, dipingendo la testa su un muro e la coda del Drago, sull’altro.

La raffigurazione del paesaggio ricorda il maestro Giotto ma i personaggi hanno un atteggiamento più naturale.

Il mastro muratore Dragos, figlio del pope Coman di Iasi, introduce nella pittura ecclesiastica uno dei più laici monumenti di arte moldava, il Baldacchino in stile gotico sopra la tomba del fondatore; si trova nel pronao sotto il secondo quadro votivo ed è considerato il più importante simbolo funerario in stile gotico della Bucovina.

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