Pula (Pola)

Pola!

Magnifica cittadina, fortemente impregnata di ricordi italiani, spesso, purtroppo, atroci come solo una guerra che acuisce la parte animalesca dell’uomo può vedere e in questo, non eravamo secondi a nessuno, in queste terre.

Molti monumenti di pregio, fra i quali, manco a dirlo, spicca l’anfiteatro romano.

Dintorni fantastici, la parte vecchia della città è molto carina.

Pola è oggi una città della Croazia di 53.000 abitanti, la maggiore dell’Istria nonché suo capoluogo storico.

Centro abitato fondato nell’età del bronzo da popolazioni appartenenti alla cultura dei castellieri con il nome di Pola, divenne poi capitale e centro più importante degli Istri insieme a Nesazio (Nesactium).

Conquistata dagli antichi Romani nel 177 a.C., fu rinominata Pietas Iulia, fermo restando che restò in uso anche il nome Pola.

Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, la città entrò nell’orbita dell’Impero Romano d’Oriente per poi costituirsi in libero comune nel 1177.

La città fu annessa alla Repubblica di Venezia nel 1148, rimanendo nei suoi domini marittimi per quasi cinque secoli, per poi essere annessa all’Impero austriaco.

Rimase sotto il diretto controllo austriaco fino al 1918, quando fu annessa al Regno d’Italia, per poi passare nel 1947 alla Jugoslavia e infine, nel 1991, alla Croazia.

A proposito dell’occupazione italiana, alla fine della prima guerra mondiale, l’Italia ottenne la sovranità sulla Venezia Giulia e sull’Istria.

La città divenne capoluogo della provincia di Pola, avente sigla automobilistica “PL”, diventata poi nel 1930 “PO” e poi di nuovo PL dal 1930 al 1945.

Il passaggio di sovranità territoriale causò un’iniziale flessione dell’economia, che fu dovuta anche al ritiro della burocrazia e alla presenza militare austro ungarica, la quale forniva lavoro al cantiere navale e alle industrie del suo indotto.

Ciò causò a sua volta un calo del numero di abitanti, dopo di cui seguì una fase di ripresa economica e sociale grazie all’insediamento della burocrazia statale italiana.

A Pola furono attivate, tra le altre, la scuola elementare Dante, le scuole tecniche, le scuole magistrali, il ginnasio-liceo Carducci, lo stadio Littorio con la squadra del Grion Pola, fondata nel 1918 quando il fascio era ancora un simbolo mazziniano, compagine sportiva che si alternò tra la Prima Divisione, la Serie B e la Serie C.

Per quanto riguarda l’editoria, in città si pubblicava Il Corriere Istriano, che contribuì a diffondere la cultura italiana.

Durante i primi anni dell’appartenenza di Pola all’Italia, soprattutto all’inizio dell’epoca fascista, molti croati decisero di emigrare nel Regno di Jugoslavia a causa della politica di italianizzazione perpetrata dal regime.

Nell’agosto 1933 fu inaugurata la stagione lirica estiva dell’Arena di Pola.

La prima opera rappresentata fu Nozze istriane di Antonio Smareglia, compositore polese.

Le rappresentazioni attirarono spettatori da tutta l’Istria e anche da Trieste via piroscafo.

Il 1º giugno del 1939 la Scuola di pilotaggio di 2° periodo venne portata a Puntisella, promontorio della vicina isola di Cosada, dove il 1º giugno del 1940 la Scuola di 1° periodo diventò Scuola di 2° periodo e di addestramento idrovolanti.

L’arsenale di Pola venne dato in concessione all’industria privata “Cantiere Scoglio Olivi”, che nel corso degli anni trenta entrò nell’orbita dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico.

La funzione militare della città venne quindi rivolta prevalentemente alle scuole e ai centri di addestramento più che alla realizzazione di navi, la cui costruzione era passata ad altri arsenali, tra cui al cantiere navale di Fiume.

A Pola avevano la loro sede le scuole CREM (Corpo Reali Equipaggi di Marina), il Reggimento San Marco, la scuola sommergibilisti, la scuola nautica della Guardia di Finanza, un gruppo di idrovolanti e anche un reparto provvisto di nave avente funzione di bersaglio semovente per le esercitazioni degli aerosiluranti di Gorizia.

Il 29 aprile del 1942 nacque la «Sezione Collegamenti II Armata», avente sede all’idroscalo di Puntisella, che era dotata di due CANT Z.501 e di un CANT Z.506.

A metà aprile 1943 la 149ª Squadriglia venne trasferita a Puntisella di Pola insieme a CZ 506.

Sempre a Pola aveva sede, inoltre, la Scuola Allievi Ufficiali e Sottufficiali di complemento dei Bersaglieri.

A causa di queste vicissitudini storiche la composizione etnica di Pola cambiò nei secoli, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, a cui seguì l’esodo della gran parte della popolazione italiana, che all’epoca costituiva la larga parte dei residenti a Pola.

Oggi la maggioranza dei cittadini di Pola è croata (il 77,37% della popolazione totale, stando al censimento del 2011), seguita dai serbi (6,01%), dagli italiani (4,43%), dai bosniaci (3,5%) e dagli sloveni (0,9%).

Pola ha avuto un tessuto industriale molto forte formato principalmente da cantieristica navale, industrie manifatturiere, industrie alimentari, industrie edili e industrie metallurgiche che vede le sue origini nel periodo asburgico e il massimo sviluppo nel periodo dell’ex Jugoslavia, ma dall’indipendenza croata e dall’inizio della privatizzazione delle industrie statali vede un periodo di decadenza continua che ha portato ad avere quasi tutte le industrie del passato oggi fallite o attive ma molto meno redditizie.

A Pola sono presenti numerose aree turistiche frequentate perlopiù nella stagione estiva, tra cui le isole Brioni.

Pola è anche la destinazione finale dell’itinerario ciclistico EuroVelo 9, che inizia a Danzica, in Polonia.

Il monumento più importante presente in città è l’Arena di Pola, che funge anche da simbolo per la città e che è tra gli anfiteatri di età romana meglio conservati al mondo.

Pola è una delle sedi vescovili della Diocesi di Parenzo e Pola, suffraganea dell’Arcidiocesi di Fiume.

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