Amalfi

Quante migliaia di kilometri di pellicola di film son stati girati, qui?
Quante suole si saranno consumate a Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Sophia Loren, o alle decine di attori americani, su queste strade?

Il toponimo è di sicura origine romana ma con due ipotesi:

  1. derivazione da Melfi, città lucana, i cui transfughi giunsero sulla costiera fondando la città;
  2. derivazione dalla gens romana Amarfia (I secolo d.C.).

La sua fondazione viene fatta risalire ai Romani (il suo stemma reca la scritta Descendit ex patribus romanorum).

A partire dal IX secolo, prima (in ordine cronologico) fra le repubbliche marinare, rivaleggiò con Pisa, Venezia e Genova per il controllo del Mar Mediterraneo.

Amalfi raggiunse il proprio massimo splendore nell’XI secolo, dopodiché iniziò una rapida decadenza: nel 1131 fu conquistata dai Normanni e nel 1135 e 1137 saccheggiata dai pisani.

Nel 1343, poi, una tempesta con conseguente maremoto distrusse gran parte della città.

Per un errore di interpretazione di un testo latino, che riferiva invece che l’invenzione della bussola era attribuita dallo storico Flavio Biondo agli Amalfitani, il filologo Giambattista Pio sostenne che la bussola fosse stata inventata dall’amalfitano Flavio Gioia.

Nel testo in questione (Amalphi in Campania veteri magnetis usus inventus a Flavio traditur), tuttavia, non bisogna intendere Flavio come l’inventore della bussola, ma solo come colui che ha riportato la notizia: appunto Flavio Biondo.

Tuttavia i navigatori amalfitani potrebbero essere stati tra i primi ad usare quello strumento.

“Un’antica tradizione amalfitana si riferisce, invece, ad un certo Giovanni Gioia quale inventore dello strumento marinaro”.

Particolarmente fiorente nella storia della città e viva in due cartiere residue sulle molte presenti ed ormai in rovina, è l’industria cartaria, legata alla produzione della pregiata carta di Amalfi.

In città infatti è possibile visitare il Museo della Carta di Amalfi.

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