Il Maschio Angioino – Napoli

Il Maschio Angioino (o castel nuovo) è una visita alla quale non ci si può sottrarre.
Castel Nuovo, più conosciuto con il nome di Maschio Angioino, è un castello medievale e rinascimentale costruito su volere di Carlo I d’Angiò nel 1266, dopo aver sconfitto gli Svevi, essere salito al trono di Sicilia ed aver spostato la capitale da Palermo a Napoli.
Dal XIII secolo l’imponente Maschio Angioino, con le sue grandi cinque torri cilindriche, rappresenta uno dei simboli della città di Napoli, grazie alla sua posizione strategica in piazza Municipio, nell’area del Porto.

Arco Trionfale

L’arco Trionfale, che segna l’ingresso al castello, fu costruito tra il 1453 e il 1468, tra le torri “di Mezzo” e “di Guardia”, che difendono l’entrata della fortezza.
L’opera si ispira agli archi trionfali di epoca romana e ospita rilievi dei Trionfi di Alfonso.
Un arco inferiore presenta colonne corinzie, mentre il secondo arco sormontante è adornato da colonne ioniche.
Sull’attico sono situate le statue delle quattro virtù, sormontate da un coronamento semicircolare con in cima la statua di San Michele.
L’arco segna un importante snodo di passaggio all’interno della storia dell’arte italiana, il monumento presenta le caratteristiche di un traghettamento stilistico dal gotico al moderno.

Cappella Palatina

La Cappella Palatina si trova all’interno del perimetro della fortezza, costruita dagli Angioini.
Cominciata nel 1307, la struttura ha mantenuto il suo aspetto originario durante i suoi 7 secoli di vita.
La cappella si affaccia con la parete di fondo sul porto mentre, invece, sul cortile presenta la facciata, adornata da un portico rinascimentale e uno splendido rosone.

La struttura fu in parte restaurata alla fine del XV secolo, a causa di un forte terremoto avvenuto nel 1456. La struttura interna presenta uno stile gotico, con finestre che illuminano le sale e le opere d’arte.
Le pitture visibili sono attribuite all’artista fiorentino Maso di Banco.
Mentre numerose sono le sculture ospitate dalla cappella, come “il Tabernacolo con la Madonna e il Bambino” dell’allievo di Donatello e Brunelleschi, Domenico Gagini.
Sono stati invece distrutti, nel XV secolo, gli affreschi di Giotto relativi ad un ciclo del Vecchio e Nuovo Testamento.

Sala dell’Armeria

Importante sala, situata alla sinistra della Cappella Palatina, che ospitava l’arsenale bellico del castello.
Ma la bellezza di questa sala è dovuta al rinvenimento di importanti reperti archeologici di epoca romana, che vanno dal I secolo a.C. al V d.C., oggi visibili grazie ad una pavimentazione in vetro.

Sala dei Baroni

La sala dei Baroni è la principale sala del castello. Chiamata Sala Maior, essa è nata come Sala del Trono e fu voluta da Roberto d’Angiò, che chiamò addirittura l’artista Giotto per affrescarne le pareti (pitture oggi perdute).
La sala fu ristrutturata durante il rifacimento del castello voluto da Alfonso d’Aragona.
Un importante evento diede il nome alla sala, infatti alcuni baroni, che congiurarono contro re Ferrante I, furono qui arrestati e messi a morte dopo essere stati invitati, con l’inganno, al matrimonio della nipote del re.
La sala affaccia sul mare e presenta una bellissima volta ad ombrello rinforzata da costoloni, con lunette a sesto acuto.
La sala ospita il portale marmoreo bifronte realizzato da Domenico Gagini, con bassorilievi raffiguranti Alfonso V d’Aragona.
Inoltre fino al 2006 la sala ospitò le riunioni del Consiglio comunale di Napoli.

Cappella delle Anime del Purgatorio

La struttura è probabilmente da identificare con la trecentesca cappella di San Martino di Tours. La sala è frutto delle modifiche al castello del XVI secolo volute dai vicerè spagnoli.
L’interno presenta una decorazione in stile barocco, con l’altare maggiore abbellito da un dipinto della Madonna del Carmine con San Sebastiano, papa Gregorio I e le anime del purgatorio.

Cappella di San Francesco da Paola

La cappella porta il nome del santo calabrese proprio perché lo ospitò durante un suo viaggio per Parigi. Essa fu consacrata nel 1668, dopo un restauro in stile barocco.
La volta quattrocentesca fu disegnata da Guillerm Segreram, ma fu distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale.

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