Domus del Chirurgo – Rimini

Si trova nella zona settentrionale dello scavo di piazza Ferrari.

È la struttura principale: il suo ottimo stato di conservazione e la ricchezza del corredo di reperti, ne fanno un sito archeologico di rilievo.

Risalente al II secolo d.C., la domus è uno splendido esempio di architettura romana, con le sue stanze dai pavimenti musivi e i soffitti e le pareti decorate da affreschi policromi.

La casa, di proprietà di un medico chiamato Eutyches, ha restituito una gran quantità di reperti, di cui il principale è una cassetta contenente 150 ferri chirurgici.

È stato semplice, allora ricostruire l’identità del padrone di casa: un medico militare proveniente probabilmente dalla Grecia.

La domus venne distrutta da un incendio verso la metà del III secolo ad opera di una scorreria di Alemanni.

Nel 1989, durante la rimozione di un albero con un escavatore si scoprì dei frammenti di un affresco intrappolati tra le radici della pianta.

Successivamente il ritrovamento venne segnalato al Dipartimento di Storia Culture Civiltà di Bologna e si procedette agli scavi a 1,5 metri sotto terra.

L’attuale struttura che contiene i resti della domus e che consente al pubblico di vederla camminando su piattaforme sospese fu aperta nel 2007.

Alla distruzione della domus, circa a metà del III secolo d.C., seguì la costruzione di nuove mura cittadine, che in parte inglobarono anche la domus.

L’area non venne più abitata fino al V secolo, quando Onorio spostò la capitale a Ravenna.

Al V-VI secolo risale, infatti, un palazzo che gli scavi hanno riportato alla luce nella zona meridionale del complesso.

Si tratta di una costruzione probabilmente di proprietà di un ricco dominus.

Il palazzo si sviluppava intorno ad un giardino interno abbellito da una fontana a ninfeo con canali e comprende molte stanze, ornate da mosaici policromi a motivi geometrici, affacciate su un corridoio.

Alcune di esse risultano anche riscaldate.

L’agiatezza del padrone di casa è dimostrata inoltre dalla presenza di un’aula absidata, che probabilmente veniva usata come sala di rappresentanza.

Il palazzo cominciò a decadere nel VI secolo, ai tempi della guerra tra Goti e Bizantini.

Dopo il decadimento del palazzo tardo antico, distrutto e interrato, l’area fu adibita a sepolcreto, forse collegato a un vicino edificio religioso.

A quel tempo, infatti, era uso comune seppellire i morti all’interno della città.

I corpi, ancora visibili nello scavo, venivano sepolti in fosse molto semplici, talora solo coperti con tegole, tanto da danneggiare addirittura i pavimenti sottostanti.

L’area venne usata come cimitero fino al VII secolo, dopodiché furono costruite nuove strutture abitative.

Gli scavi, infatti, hanno riportato alla luce i resti di una abitazione risalente al periodo altomedievale.

Era circondata da spazi aperti, forse coltivati ad orto ed era stata edificata con materiali deperibili: legno, argilla e terra battuta.

Alcune di queste strutture sono ancora visibili, come il grande focolare.

Dopo l’VIII secolo, infine, l’area rimase disabitata e venne ricoperta da strati di terreno.

Infine, tra Cinquecento e Settecento, il sito divenne luogo di deposito per le provviste dei vicini conventi di san Patrignano e delle Convertite.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *