Częstochowa

La città è un importante luogo di pellegrinaggio e conosciuta in tutto il mondo per il suo santuario.

Il santuario di Częstochowa, dov’è presente la “Madonna Nera” è uno dei più importanti centri di culto cattolico nazionali, meta ogni anno di pellegrinaggio di fedeli.

Częstochowa era uno dei centri storici della presenza ebraica nell’Est europeo sin dal XVIII secolo.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, 28.500 ebrei (su una popolazione di 135.000 abitanti) vivevano a Częstochowa.

Le truppe tedesche entrarono a Częstochowa domenica 3 settembre 1939.

Le due sinagoghe monumentali (la sinagoga vecchia e la sinagoga nuova) furono ridotte in rovina.

L’intera popolazione ebraica fu rinchiusa nel ghetto di Częstochowa, sfruttata con il lavoro coatto, e alfine massacrata nel campo di sterminio di Treblinka.

All’arrivo delle truppe sovietiche (il 17 gennaio 1945) solo 1.500 erano i sopravvissuti all’Olocausto, i quali per la maggior parte emigrarono nel dopoguerra.

Il santuario di Częstochowa è uno dei più importanti centri di culto cattolico della Polonia.

Ogni anno vi giungono oltre quattro milioni di pellegrini.

Il santuario si trova nella città di Częstochowa, nel voivodato della Slesia.

A Jasna Góra (lat. Clarus Mons, ita. Monte Chiaro) è conservata l’icona della Madonna di Częstochowa, così cara al popolo polacco da meritare a Częstochowa il titolo di “Capitale della Corona di Polonia”.

Fondato da Luigi I d’Ungheria e dal suo collaboratore di corte Ladislao di Opole, il santuario è curato da sempre dall’ordine ungherese dei Paolini.

Da allora i re polacchi hanno sempre indirizzato a Jasna Góra una grande venerazione.

Il principe Ladislao Jagellone fu fondatore della chiesa.

I re, ad incoronazione avvenuta, erano soliti recarvisi per rendere omaggio alla Madonna Nera.

L’unico a non esserci mai andato è stato l’ultimo re Stanislao Augusto Poniatowski.

Come detto, oggetto di culto è l’icona della Madonna Nera col Bambino, di tradizione medioevale bizantina.

La tradizione vuole che sia stata dipinta da san Luca che, essendo contemporaneo alla Madonna, ne avrebbe dipinto il vero volto.

L’icona venne portata dall’Ucraina a Jasna Góra, nel 1382, dal principe Ladislao di Opole che fece costruire il monastero sulla cima della collina sovrastante la città e vi chiamò i Monaci paolini per curare il santuario.

Nel 1430, durante le guerre degli Ussiti, l’icona venne profanata a colpi d’ascia che le avrebbero provocato un miracoloso sanguinamento, e ancora oggi sono visibili gli sfregi.

Oggi i pellegrini, percorrono la navata in ginocchio, in segno di penitenza, fino all’immagine sacra, recitando preghiere o “la preghiera”, riportata generalmente nei santini della Madonna Nera, ai fini di una sua grazia.

Nei primi decenni del Seicento, per proteggere il monastero, furono costruite fortificazioni, all’interno delle quali vegliava costantemente una guarnigione militare.

Nel 1655 per due mesi Jasna Góra resistette all’assedio dell’esercito svedese.

Negli anni 1770-1771 fu invasa dalle truppe dei Confederati di Bar che qui si difesero contro i russi e nel 1809 resistette poi all’assedio degli austriaci, ma, quattro anni più tardi, si arrese all’esercito russo.

Il santuario, oltre ad essere un luogo ricco di storia, è anche un luogo di cultura: possiede una biblioteca che raccoglie oltre 40 000 pregiati manoscritti.

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