S.Maria di Cartignano

Sulla strada del trasferimento verso Sulmona, ci imbattiamo, per strada, in questa magnifica quanto inaspettata meraviglia, testimone di un tempo che fu.

Per nulla segnalata dalle guide, meriterebbe una piccola deviazione con una sosta che non dura più di 20 minuti e che dà l’idea, ancorché parziale, dell’immenso patrimonio storico – artistico – culturale che stiamo perdendo

La più antica notizia sulla chiesa risale al 1024, anno in cui venne redatto un atto di donazione alla chiesa da parte di un sacerdote di nome Anserano.

Già a quel tempo la chiesa rientrava nelle dipendenze dell’abbazia benedettina di Montecassino.

Negli anni successivi le donazioni di beni furono talmente numerose, che da un documento del 1065 risulta che la chiesa da semplice cella monastica, cui era preposto un unico monaco, era divenuta un importante monastero dotato di numerosi edifici.

Dopo il 1079 il complesso monastico passò sotto la giurisdizione del monastero di San Liberatore a Majella che, essendo il più grande ed importante dell’Abruzzo, aveva il compito di controllare gran parte delle proprietà monastiche cassinesi diffuse sul territorio regionale.

Nel corso della seconda metà del XIV secolo l’attività monastica si spense e il monastero divenne semplice beneficio ecclesiastico annesso a San Liberatore a Majella; fino a che, alla metà del XVIII secolo, passò ai celestini.

Nel corso del XIX secolo, il complesso, gravemente danneggiato da ripetute frane provocate dal cedimento della montagna soprastante, è stato completamente abbandonato.

Tra il 1968-69 il dissotterramento della chiesa dai cumuli di detriti che l’avevano ricoperta, ha permesso di ottenere un recupero della struttura che, seppure a rudere, mostra ancora chiaramente i tratti salienti della sua antica fisionomia.

La chiesa, dunque, è ciò che si può vedere oggi dell’intero complesso di edifici monastici, di cui non rimangono che altri pochi tronconi di mura riscoperti recentemente durante i lavori di restauro.

Venne riedificata su un edificio più antico nel del XII secolo e poi parzialmente ricostruita nei primi due decenni del XIII secolo.

La facciata a doppi salienti è caratterizzata da un portale dal nitido disegno e, in asse con esso, un piccolo rosone e un elegante campanile a vela che funge da coronamento.

L’interno si presenta come un grande ambiente a tre navate, suddiviso da arcate a tutto sesto rette da pilastri con capitelli decorati.

In corrispondenza della navata centrale si apre il catino absidale decorato all’esterno da una teoria di archetti pensili; internamente esso ospitava l’affresco raffigurante la Deesis, firmato da Armanino da Modena e datato 1237, ora conservato presso il Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila.

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