Riccardo Giusto – primo caduto Grande Guerra

Alle due di notte del 24 maggio 1915 l’esercito italiano mosse i primi passi all’interno del territorio austro-ungarico. Riccardo Giusto ebbe il compito, assieme alla sua colonna, di occupare la cima del Monte Natpriciar ma un colpo di fucile sparato dai gendarmi disposti lungo il valico di Solarie lo uccise all’istante. L’alpino friulano fu così il primo caduto italiano ufficiale nella Grande Guerra.

È passato alla storia in quanto fu il primo dei 650.000 soldati italiani morti nel corso della prima guerra mondiale

Di lui si sa davvero ben poco, basti pensare che fino al 2014 non si conosceva nemmeno il cognome esatto.
Curiosamente, per un errore amministrativo nel 1929, Giusto fu per lungo tempo conosciuto come “Riccardo di Giusto”.
Solo alcuni studi effettuati nel 2014 hanno permesso di scoprire la corretta identità dell’alpino udinese.
Inoltre, una leggenda popolare vuole che gli sia stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ma non risulta da nessun archivio ne è stata trovata alcuna traccia in nessun registro militare

Sulla sua identità, si pensa che questa sia, se non l’unica, una delle rarissime immagini che lo ritraggono in viso.

Anche sulla sua morte, si sa ben poco, anche se una delle due versioni appare la più reale anche se meno eroica e meno virile:

  • La prima versione e la più romantica, è che assieme alla sua pattuglia di esploratori entrò in territorio nemico per alcune centinaia di metri pochi minuti dopo la dichiarazione di guerra, ma alcuni gendarmi austroungarici che presidiavano il valico di Cappella Sleme aprirono il fuoco contro gli italiani.
    Riccardo Giusto fu colpito a morte alle ore 04:00 sul Monte Natpriciar (cima secondaria del Monte Jeza) da un proiettile sparato dal nemico che lo raggiunse frontalmente e gli attraversò il cranio. Immediatamente soccorso dai propri compagni, spirò nel giro di pochi minuti.
  • La seconda, meno eroica e per questo da molti accreditata come vera (anche se con gli anni, si è cercato di cancellarla o di modificarla), dice che sempre il 24 maggio 1915, mentre il suo reparto penetrava in territorio nemico per cercare di occupare la cima del Monte Natpriciar, cercarono di passare in silenzio per il Passo Zagradan a quota 1042 metri.
    Ma i 14 gendarmi austroungarici che si trovavano al valico erano attenti.
    Aprirono il fuoco, nel buio.
    Per quanto si può capire Di Giusto fu sfortunato.
    Fu colpito da un proiettile forse rimbalzato sulla vanga metallica legata al suo zaino.
    Spirò in pochi minuti e qualcuno aggiunge alla sua scarna biografia che ebbe «il tempo e la forza di invocare il nome della madre».

Fatto sta che a Riccardo Giusto è ricordato da un cippo eretto a sua memoria sul monte Colovrat (o Kolovrta), in territorio di Drenchia (UD).

Sul cippo (non riportato nelle foto qui sotto) è riportata la seguente citazione:

«A
DI GIUSTO RICCARDO
ALPINO DEL VIII REGGIMENTO
CHE
A MONTE NATPRICCIANA IL 24-5-1915
NEL NOME SANTO D’ITALIA
PER PRIMO LA GIOVINEZZA IMMOLANDO
BATTEZZAVA
COL PROPRIO SANGUE IL CIMENTO
DELLA VIRTU’ ITALICA
CHE
VITTORIO VENETO
POI CONSACRAVA GLORIOSO TRIONFO»

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *